L’idea del controllo, o meglio la percezione che abbiamo di poter o meno influire in modo determinante su qualcosa o qualcuno è certamente condizionata dall’ambiente familiare, dalla società in cui si vive, dalla propria personalità e dalle proprie conoscenze e convinzioni.
In psicologia dagli anni ‘60 del 1900 è stato introdotto il concetto di luogo del controllo (“locus of control”).
Attingendo all’enciclopedia Britannica nella sezione dedicata all’apprendimento dall’osservazione e alla motivazione negli approcci della psicologia comportamentale:
“Per quanto riguarda il comportamento volto al successo, si sostiene che le attribuzioni di capacità, sforzo, difficoltà del compito e fortuna siano particolarmente importanti nel determinare la motivazione al successo futuro” […] “Le ricerche sulle attribuzioni che le persone fanno in situazioni legate al successo suggeriscono che le quattro attribuzioni causali menzionate sopra, e forse anche altre, possono essere meglio comprese se ricadono lungo tre dimensioni: luogo, stabilità e controllabilità. Il locus si riferisce alla posizione, interna o esterna, della causa percepita di un successo o di un fallimento. Capacità e impegno, ad esempio, sono visti come disposizioni interne di una persona, mentre la difficoltà di un compito e la fortuna sono fattori situazionali esterni alla persona. La stabilità si riferisce a quanto ci si può aspettare che una determinata causa di successo o fallimento cambi. Capacità e difficoltà del compito sono stabili e quindi non si prevede che cambino di molto, mentre impegno e fortuna sono instabili e potrebbero quindi variare drasticamente nel tempo. La controllabilità si riferisce al grado di controllo che l'individuo ha sugli eventi della situazione. Cause come l'impegno sono considerate controllabili, mentre la fortuna è incontrollabile.”
Ci sono studiosi che da quasi un secolo propongono schemi interpretativi del comportamento di un uomo in relazione alla sua percezione del controllo. Rimando sicuramente ai testi di quegli eminenti studiosi per avere un quadro dei risultati acquisiti. Infatti al di là delle interessanti teorie del comportamento sviluppate in ambito psicologico e sociologico, quello che m’interessa sottolineare è che la vita reale propone a ognuno di noi situazioni in cui sperimentiamo la nostra e l’altrui fallibilità, anche laddove ci sentiamo/si sentono più sicuri.
Il tema tocca anche la cultura popolare. Diceva Claudio Baglioni in una canzone, “Avrai […] un amico che ti avrà deluso, tradito, ingannato” parlando a suo figlio del futuro che l’attende. Questa è un esperienza che si presenta spesso nella vita delle persone e spesso è vissuta in modo completamente diverso dalle persone interessate. Quando comunque qualcosa accade che ci fa sentire una persona molto vicina, improvvisamente lontana, addirittura ostile, questo ci porta a mettere in discussione molte sicurezze e anche la propria capacità di capire gli altri e di essere da loro capiti.
L’idea del controllo della propria vita può essere scossa anche da eventi come un lutto di un caro o la malattia propria o di qualcuno nella ristretta cerchia familiare. In tutti questi casi, le nostre abitudini, le nostre sicurezze, i nostri piani anche a breve termine, saltano e ci lasciano storditi.
Le routine sono essenziali per la stabilità emotiva. Aiutano ad affrontare sfide complesse, ma un imprevisto può costringerci ad abbandonarle lasciandoci in una terra ignota. Facilmente acquisiamo la percezione che gli aspetti principali della nostra vita sono sotto il nostro controllo quando per un tempo lungo nulla ci costringe a rivedere questa convinzione. Quando siamo costretti a farlo, allora la prospettiva con cui guardiamo alle cose, al tempo futuro soprattutto, cambia. Vivere la giornata, il “Carpe diem” del famoso film “L’attimo fuggente” è un modo di guardare alla vita che ha molte importanti implicazioni, ma è anche il modo che impara chi è costretto da eventi avversi a non fare alcun piano per il futuro. L’unico tempo considerato da chi è stato messo alle strette dalle vicende della sua vita, è il tempo presente e spesso anche la scala di valori che associa alle cose che lo riguardano, cambia. Da un lato la vita nella sua dimensione intergenerazionale richiede una pianificazione, o almeno delle accortezze perché alle nuove generazioni sia garantito almeno il minimo per la sopravvivenza. Dall’altro un qualsiasi evento imprevisto o incontrollabile ci può portare a ridurre la nostra visuale a noi stessi e all’oggi. Queste situazioni sono comunque ben studiate con dei modelli psicologici comportamentali, ma quello che non è ben studiato è come ci debba preparare alla vita per spendere al meglio il nostro tempo e limitare i danni degli imprevisti. Nell’ambito religioso giudaico cristiano questo tema è affrontato spesso e, senza voler banalizzare, propone Dio come soluzione. Un Salmo della Bibbia recita “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella.” Un detto Ebraico dice “Se vuoi far ridere Dio, raccontagli dei tuoi progetti …”. Sant’Agostino diceva “Ama e fa’ ciò che vuoi” intendendo in una visione cristiana della vita, che qualunque cosa guidata dall’amore più elevato è una cosa che Dio ti aiuterà a fare. Queste tre citazioni dipingono la ricchezza della fede religiosa esplorando dimensioni diverse del tema della percezione del controllo.
Per chi non è un fedele di una qualche confessione rimane comunque l’avviso di verificare sempre la propria percezione del controllo e di utilizzare tutte le proprie risorse umane per sfuggire alle illusioni più grossolane. Una pratica che da sempre aiuta le persone a crescere in questo senso, è quella di aiutare i più sfortunati, cercando di fare proprie le loro sventure. Questo ha due benefici personali, quello di valutare più positivamente la propria condizione, e quello di prendere coscienza di quello che di imprevisto ci può accadere. Ovviamente c’è anche il beneficio sociale e civile per l’aiuto dato ai meno fortunati.
Dal punto di vista strettamente individuale invece, esistono tante pratiche che hanno il pregio di accrescere la conoscenza di sé e di rendere un individuo più resistente alle avversità. La pratica del ‘mindfulness’, sforzarsi di mettere l’attenzione piena anche nelle piccole cose della vita. Allenarsi ad avere un sogno e una speranza nuova, quando quelli vecchi sono spazzati via, magari ipotizzando scenari negativi e provando a trovare sempre una via di uscita.
“Observational Learning” - https://www.britannica.com/topic/motivation/Observational-learning#ref362915
“Mindfulness” - https://www.britannica.com/science/mindfulness-meditation