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- Scritto da Massimo
- Categoria: Storia, arte, lettere e cultura
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Tra le tante cose che hanno catturato la mia attenzione c’è la Rivoluzione Francese. Si tratta di un fenomeno storico che ha avuto ricadute straordinarie su tutto il vecchio continente e oltre, e che ha prodotto figure d’impatto come Maximilien de Robespierre e Napoleone Bonaparte.
Ho letto durante gli anni del liceo il libro “La Rivoluzione francese” di Albert Soboul, Professore di Storia della Rivoluzione Francese alla Sorbona. Il racconto di quel decennio dal 1789 al 1799 mi ha affascinato per la ricchezza di avvenimenti, le caratteristiche di alcune delle figure principali, la convivenza tra altissimi ideali e infimi eccessi di violenza e brutalità, la ricchezza di idee e fermenti politici, la passione della comunità parigina, che risulta un soggetto primario nelle vicende.
Gli stessi avvenimenti narrati da un diverso storico, Jonathan Israel, professore di Storia Moderna Europea presso la “School of Historical Studies” del “Institute for Advanced Study” di Princeton, nel libro “La Rivoluzione francese – Una storia intellettuale dai Diritti dell’uomo a Robespierre”, assumono un aspetto completamente diverso, e così anche le figure principali, concentrando l’attenzione sui temi forti dell’illuminismo e sulla loro evoluzione o distorsione nel corso della rivoluzione.
Può essere interessante leggere anche cosa pensasse dell’argomento un illustre contemporaneo, Alessandro Manzoni, proprio perché contemporaneo alle vicende e dotato di cultura e capacità intellettuali indubitabili.
L’ode di A. Manzoni, ‘il 5 maggio’ su Napoleone costituisce un quadro insieme umano, artistico e storico di uno dei personaggi più importanti della sua epoca. Anche per questo ho letto volentieri la sua impressione sulla Rivoluzione Francese, “La rivoluzione francese del 1789 e la rivoluzione italiana del 1859”. Il suo punto di vista è completamente diverso da quello maturato sia dai cultori dell’illuminismo che dai seguaci delle teorie marxiste, che dagli storici più moderni, e mi ha portato a riflettere sulla natura della storia, così come è narrata nei manuali di scuola, o vissuta e raccontata da persone dell’epoca, o analizzata e ricostruita da specialisti sulla base dei documenti disponibili ma anche di una loro comprensione delle vicende umane.
Ogni schema e modello adottato ha una sua logica e una sua coerenza e rappresenta efficacemente alcuni aspetti di quel fenomeno storico. Robespierre era un eroe dagli ideali elevati o un manipolatore che distorse la ricca eredità dei pensatori illuministi, o era entrambe le cose, o nessuna delle due? Napoleone era sicuramente un grandissimo stratega, almeno questo ci dicono le sue imprese, ma era un titano di cui neppure la terra sa “quando una simile orma di piè mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà”, o era un uomo che incarnava lo spirito del tempo e che sfruttò situazioni favorevoli con ingegno e abilità, o era un uomo fortunato? ‘Ai posteri l’ardua sentenza’.
Di fatto quello che ci resta concretamente è una sorta di puzzle da costruire con pezzi tagliati secondo diverse prospettive e racconti che usano mezzi espressivi diversi (per esempio l’arte letteraria di Manzoni o la saggistica degli storici citati).
In ogni caso i libri e gli scritti sono una traccia che l’uomo ha imparato a lasciare come eredità alle generazioni future oltre che come fonte di diletto e/o informazione. Manzoni scrive un ode che ‘forse non morrà’, e sfrutta la sua abilità specifica per farlo, la sua conoscenza delle lettere, e noi, grazie a questo, possiamo oggi vedere quello che fu, con il suo punto di vista, oltre che giovarci di una bella opera.
Il “5 maggio” fu scritta di getto, in tre giorni, e da ciò si può ben immaginare come l’evento della morte di Napoleone abbia scosso fortemente lo scrittore.
Nel testo dell’ode lo scrittore si immagina il grande condottiero confinato nell’isola di Sant’Elena, mentre più volte prova a mettere mano a un resoconto delle sue esperienze, e più volte rinuncia.
In realtà uno scritto biografico è giunto a noi dai suoi tempi, “Vita di Napoleone: Il manoscritto di Sant’Elena, 1817”. Si tratta di una falsa autobiografia, che Napoleone comunque avrebbe letto e in parte apprezzato. Si sospetta fosse stata scritta da Madame de Staël, figlia del ministro Necker del governo di re Luigi XVI, esiliata da Napoleone per le critiche al suo dispotismo.
Esiste anche “Il Memoriale di Sant’Elena”, scritto (e rivisto e corretto più volte) da Emmanuel, conte di Las Cases, che riporta gli scambi avuti dall’autore con Napoleone durante l’esilio a Sant’Elena. L’evidente scopo economico e politico dell’opera fa sospettare però che molte opinioni attribuite all’imperatore Napoleone, fossero in realtà pensieri dell’autore del memoriale.
“Las Cases” - https://www.treccani.it/enciclopedia/las-cases-emmanuel-augustin-dieudonne-conte-di/
“Madame de Staël” - https://www.treccani.it/enciclopedia/anne-louise-germaine-necker-baronessa-di-stael-holstein/
“Il cinque maggio” - https://www.treccani.it/magazine/strumenti/una_poesia_al_giorno/07_12_Manzoni_Alessandro.html
“Soboul” - https://www.treccani.it/enciclopedia/albert-soboul_(Enciclopedia-Italiana)/
“Israel Jonathan” - https://press.princeton.edu/our-authors/israel-jonathan?srsltid=AfmBOoqJ5xggb_JAyZL4fFiNWX6xlCMmMoVNIeMEjD6by04AS3rY998Y