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- Scritto da Massimo
- Categoria: Riflessioni
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Mi sono spesso chiesto come il filosofo Karl Marx riproporrebbe la sua analisi della società e la sua definizione delle classi sociali in una situazione in cui il rapporto con i mezzi di produzione non fosse più un elemento centrale della società e il lavoro non fosse più un elemento necessario per il sostentamento dei cittadini. In una società dove la produzione dei beni necessari all’esistenza fosse gestita da macchinari autonomi e intelligenze artificiali, ogni cittadino potrebbe ipoteticamente disporre del proprio tempo, cosa che oggi, per le classi sociali medio basse, è impossibile, a meno di non scegliere o a meno di non trovarsi a vivere di elemosina e senza un tetto.
La ricchezza, il potere, il controllo delle risorse di una comunità è da sempre nelle mani delle classi sociali più alte, che peraltro sono sempre le meno numerose. I passaggi di classe verso l’alto sono sfavoriti, e in alcuni casi, impossibili. L’appartenenza a una classe sociale è determinabile non solo dal grado di privilegio e di ricchezza e dalla relazione con i mezzi di produzione (chi li possiede, chi ne costituisce la necessaria forza lavoro, chi è del tutto estraneo e al margine), ma anche dalla vita di tutti i giorni, fatta di frequentazioni di certi luoghi e di certi ambienti, di educazione scolastica ed extra scolastica, di schemi mentali e di approccio alla vita e al prossimo.
Dicevo prima che uno degli elementi di maggiore distinzione tra le classi più elevate e le classi intermedie è a mio parere la possibilità di gestire il proprio tempo da parte degli appartenenti alle prime. Diceva la nonna di un mio caro amico: “Tre sono i potenti: i re, i ricchi e i nulla tenenti”. Quello che hanno in comune a pensarci bene è proprio la possibilità di disporre del proprio tempo.
Le classi intermedie sono composte di persone che vivono del proprio lavoro, che gli garantisce l’accesso ai mezzi di sussistenza e un grado di benessere legato alla propria capacità di gestire le risorse a disposizione: che sia la capacità disonesta di sfruttare situazioni o persone, o la capacità di lavorare tanto e con frutto, o la capacità di tessere relazioni importanti, o anche la fortuna, è per questo discorso poco rilevante.
Che cosa accadrebbe se la produzione dei beni essenziali fosse da un certo momento in poi della storia umana garantita dalle moderne tecnologie in quasi completa autonomia, e non fosse più necessario o comunque non rilevante la presenza umana nel ciclo produttivo? Il fatto di non partecipare al ciclo produttivo porrebbe il problema di come ottenere il necessario per vivere, ma anche il problema dell’assenza di consumatori in grado di pagare le merci prodotte.
Certamente nel periodo di transizione alcuni escamotage potrebbero funzionare: ingrandimento delle burocrazie statali e appesantimento dei processi in tutti i servizi, con conseguente impiego di persone in lavori completamente inutili. In questo senso è molto interessante da leggere un libro consigliatomi da un altro caro amico: “Bullshit Jobs” di David Graeber. Si tratterebbe comunque di misure non sostenibili proprio per quanto ben descritto nel libro: un lavoro inutile è un fattore destabilizzante per le persone e per la comunità.
Il controllo demografico è un’altra strategia che è cominciata a essere teorizzata e applicata con la comparsa della rivoluzione industriale, ma in questo caso il rischio è di avviare un declino non reversibile, come quello visibile in occidente, a svantaggio di tutti, almeno nel lungo periodo. Certamente la comparsa di automi dotati di intelligenza artificiale e di capacità di movimento analoghe a quelle degli esseri umani, o superiori, potrebbe far credere che sia possibile un mondo fatto di piccole élite ed eserciti di robot, ma di nuovo ribadisco che è difficile non pensare che le piccole élite sarebbero destinate all’estinzione: la loro dimensione morale sarebbe quella di predatori egoisti e individualisti, la loro apertura al mondo e alla vita sarebbe solo lungo il sentiero del godimento materiale di beni e risorse, e plausibilmente una mini comunità così attrezzata avrebbe vita breve.
D’altro canto l’adozione di misure di distribuzione delle ricchezze e degli accessi alle risorse a tutti i cittadini in modo indiscriminato, significherebbe che le classi sociali medio alte avrebbero scelto di rinunciare ai propri esclusivi privilegi per confluire in una comunità non più divisa e divisibile in classi. Si tratterebbe di un salto di qualità impensabile oggi, in un mondo in cui convivono la povertà e la miseria più assoluta e la ricchezza più straordinaria di sempre.
Possiamo comunque ipotizzare alcuni fattori di imprevedibilità:
- Le intelligenze artificiali potrebbero divenire soggetti attivi nelle società del futuro con conseguenze appunto non prevedibili
- Lo sviluppo delle nazioni asiatiche, africane e sudamericane potrebbero portare alla luce e imporre nuovi modelli di convivenza comunitaria
- L’avvio della colonizzazione di pianeti extra terresti potrebbe cambiare le prospettive di tutte le comunità umane
- Eventi estremi naturali potrebbero portare l’umanità sulla soglia del pericolo di estinzione e forzare un ripensamento del senso di comunità umana nel suo complesso
Insomma, per dirla come F. Herbert in Dune, avremo sempre il nostro “Golden path”.
“Thomas Malthus” - https://www.britannica.com/money/Thomas-Malthus
“Karl Marx” - https://www.britannica.com/biography/Karl-Marx
“Bullshit Jobs” - https://en.wikipedia.org/wiki/Bullshit_Jobs