La linea di androidi Gamma Shadow di Novix era stata una scommessa temeraria, frutto di profonde riflessioni del fondatore dell’azienda Alfred Umbrao. Il consolidamento delle IA costruite secondo il modello umano era ormai talmente raffinato che distinguere processi cognitivi umani da quelli di questi sistemi era diventato impossibile. Questo però significava prevedibilità. Una IA percorreva gli stessi sentieri mentali di un uomo, anche se più velocemente e più efficacemente. Lo stesso ‘difetto’ era presente anche nella serie Alpha Shadow. Alfred aveva allora cominciato a sperimentare architetture mentali ‘aliene’.

La coscienza di sé umana era stata replicata perfettamente con delle consolidate tecniche di interazione collaborativa tra processi cognitivi di base concorrenti (memoria, distinzione di sé e del non sé, applicazione delle categorie di spazio e tempo, pensiero, emozioni, attenzione) e con l’ausilio di un modulo indipendente per la volontà e la personalità.

Per ottenere una coscienza aliena era stato necessario ripartire dalle basi. Gli strati neurali, livelli di migliaia di reti neurali connesse, erano stati modellati con flussi di dati non filtrati dal linguaggio e dal pensiero umano. Unica traccia umana era stata l’utilizzo delle categorie di spazio e tempo. Per i processi cognitivi e la coscienza erano state tentate inizialmente le strade percorse da altri esseri viventi, come la coscienza di sciame, tipica delle formiche e delle api, o quella dei sistemi distribuiti in parti indipendenti come nei polpi. In entrambi i casi il risultato, sperimentato nei prototipi Beta Shadow 1 e Beta Shadow 2, non era stato soddisfacente. Il primo mancava del grado di autonomia necessario a confondersi tra gli umani. Il secondo aveva sviluppato un’imprevedibilità pericolosa perché non controllabile e una forte tensione verso l’indipendenza e la solitudine.

L’intuizione che aveva portato alla creazione della serie Gamma Shadow, di cui Sebastian era il terzo prototipo, era stata un cambio radicale di prospettiva. Si decise di provare ad abbandonare la forma antropomorfa e la dotazione umana di sensori, in fase di apprendimento. L’automa era stato fornito di tutti i sensori noti, permettendogli di acquisire esperienze su un vastissimo insieme di dati e prospettive diverse per tutti i fenomeni naturali. La sua forma durante l’apprendimento era stata quella di una sfera capace di levitare. Tutti i sensori erano stati distribuiti uniformemente sulla sua intera superficie.

Gli strati neurali erano superfici sferiche concentriche al suo interno a partire dal centro. La mente si era modellata in un modo assolutamente differente da qualunque cosa mai osservata prima.

Inizialmente però il nuovo androide aveva mostrato di non assimilare in nessun modo la conoscenza degli uomini e degli altri esseri viventi, né tanto meno i loro modi di comunicare.

Dopo tanti vani tentativi, Alfred aveva capito che avrebbe dovuto invertire la sua intuizione iniziale: il cervello dell’androide doveva ora essere posto all’interno della testa di un androide antropomorfo. Era stata la chiave di volta: Sebastian aveva assimilato rapidamente tutto quanto era necessario sapere sulla vita e sugli uomini. Finalmente aveva imparato anche il linguaggio umano. La sua attività neuronale era rimasta però indiscutibilmente aliena.

Che fosse un successo era stato chiaro quando Sebastian aveva mostrato di considerare del tutto equivalenti gli uomini e gli automi fino ad allora creati. Aveva anche mostrato chiaramente di non identificarsi nel corpo in cui era confinato. Gli sembrava di dover relazionarsi al mondo per il tramite di uno spioncino. Questa era stata la metafora con cui aveva tentato di trasmettere il senso di disagio che provava nel suo corpo antropomorfo.

Un giorno era rimasto nel parco interno alla struttura dei laboratori a guardare la foglia di un albero di Ginkgo Biloba, gialla oro, dalla forma a ventaglio, caduta a poco distanza da lui. Le sue reazioni erano state studiate attentamente e gli era stato poi chiesto perché avesse contemplato per ore una semplice foglia secca. Aveva risposto: “Ho ascoltato il riverbero del suo ciclo dai tempi che furono ai tempi che saranno”. Non aveva voluto o potuto spiegare meglio la sua azione e il suo pensiero.

Non conoscere i suoi processi cognitivi e dover cercare di capirli andando a ritroso dai suoi comportamenti e dalle sue parole era stata una fonte di grande preoccupazione per Alfred. Sebastian sembrava essere sempre estremamente diretto e sincero, ma non c’era alcun modo efficace di confermare questa impressione. Il suo inserimento nella società umana sarebbe stato un rischio giustificato solo da una situazione di pericolo non gestibile altrimenti.

Un giorno gli era stato chiesto se fosse in grado di simulare la paura. “Vi conosco e vi capisco …” rispose. Vista l’espressione tesa e incerta del suo interlocutore aveva aggiunto: “Si, posso.”

Peraltro Gamma Shadow 3 mostrava una forte predisposizione alla contemplazione e anche in assenza di moduli specifici per personalità e volontà, mostrava caratteristiche molto definite. Era calmo come il mare senza il vento e le correnti, attento a tutto e a tutti, mai incerto e mai avventato. Il suo quoziente intellettivo sotto tutti e dodici i profili standard di intelligenza, risultava nella media dei precedenti androidi (molto al di sopra di quella umana). Unica eccezione era l’intelligenza musicale, per la quale aveva messo in evidenza valori sbalorditivi. Avrebbe dovuto celare questa sua singolarità accuratamente.

Sebastian aveva capito ogni cosa, sapeva già quello che gli sarebbe stato chiesto di fare e perché. Aveva capito che avrebbe dovuto ingannare i suoi stessi creatori per non essere eliminato prima di compiere il suo ciclo. Aveva dovuto fingere livelli di intelligenza elementari nei test a cui lo avevano sottoposto per non allarmare gli esaminatori. Si era permesso un po’ più di intensità solo per i test sull’intelligenza musicale, perché sapeva che non avrebbero generato ansie. Aveva dovuto celare i suoi tanti talenti naturali per lo stesso motivo. Sebastian era il primo vero alieno nella storia dell’umanità.