Il nostro mondo, interiore ed esterno, è fatto di confini, perché questo ci aiuta a muoverci al loro interno, sia in senso figurato che fisico. Nel mondo esterno abbiamo per esempio i confini tra gli stati, i confini tra le culture, i confini tra le classi sociali, i confini tra le discipline. Nel nostro mondo interiore abbiamo ad esempio il confine tra conscio e inconscio, tra i sogni e la rappresentazione della realtà, tra le emozioni e le percezioni.

Possiamo dire che il confine è un concetto che nasce dalla necessità razionale, psicologica e sociale di conoscere analiticamente quello che ci circonda e renderlo oggetto dei pensieri, descriverlo, parlarne.

La conoscenza analitica è il processo di acquisizione della conoscenza che viene dal dividere l’oggetto da conoscere in parti sufficientemente piccole per poterle studiare e conoscere. La successiva sintesi di queste conoscenze dovrebbe portare a comprendere l’insieme che esse costituiscono. La suddivisione in parti, quale che sia l’oggetto, si accompagna necessariamente alla definizione di confini, che le definiscono e le distinguono.

I confini hanno dunque un ruolo specifico ben determinato, ma hanno anche caratteristiche specifiche interessanti, spesso più del contenuto che racchiudono. Un confine è per sua natura la porta tra insiemi diversi. Spesso le regole o le caratteristiche degli elementi delimitati non sono del tutto valide o applicabili agli elementi che appartengono al confine.

Tornando al mondo interiore e quello esterno, la prima suddivisione che un essere vivente fa, è proprio quella tra sé e il mondo esterno, e questa operazione definisce la coscienza di sé, il senso d’identità e l’altro da sé. Il resto della nostra rappresentazione interiore della realtà è basato sullo stesso percorso: impariamo a distinguere gli esseri viventi da quelli inanimati, gli esseri umani dal resto degli esseri animati, e così via. Tracciamo dunque continuamente dei confini.

In tutte le materie in cui l’uomo opera si può evidenziare questo tema. Per esempio in matematica i bordi e gli estremi degli insiemi sono spesso oggetto di trattazioni dedicate, e molti problemi aperti riguardano proprio situazioni di confine.

Anche in informatica, in particolare nell’ingegneria del software, è noto a chi lavora nel mondo dei test, che gli scenari più spesso caratterizzati da anomalie, sono quelli determinati dai valori estremi, cioè di confine rispetto al loro dominio.

Anche nelle discipline umanistiche vengono affrontati temi legati alla specificità di elementi di confine: nella psicologia si parla di disturbo borderline della personalità, con riferimento a una definizione ormai datata, di uno stato patologico al confine tra psicosi e nevrosi (oggi quel tipo di disturbo ha una sua trattazione specifica).

In sociologia invece è interessante quanto detto da Robert E. Park, fondatore della scuola di Chicago, nel suo libro l’“uomo marginale”: «a cultural hybrid, a man living and sharing intimately in the cultural life and traditions of two distinct peoples... a man on the margin of two cultures and two societies, which never completely interpenetrated and fused» (che potrei tradurre con: [l’uomo marginale è] un ibrido culturale, cioè un uomo che vive e condivide intimamente la vita culturale e le tradizioni di due popoli distinti... Un uomo al confine di due culture e due società, mai completamente compenetrate, fuse o integrate).

Dunque i confini sono degli spazi liminari, che in tutti i contesti vengono studiati per la loro specificità ricca di conseguenze. Inoltre, come visto, sono comunque il segno di un modo di conoscere, di cui ci aiutano a capire i limiti, cioè appunto la conoscenza analitica. In contrapposizione a questa, una conoscenza olistica, complessiva, intuitiva presenta d’altro canto delle difficoltà di metodo e si presta meno a quel tipo di utilizzo che ne fanno la tecnologia e la tecnica, che sono il motore del progresso materiale dell’umanità. Semplificando, con la conoscenza analitica l’uomo ha realizzato meraviglie come i viaggi nello spazio e sulla Luna, i mezzi di trasporto per mare, per terra e per aria, le comunicazioni a distanza, la generazione di energia e tante altre cose, mentre con un approccio alternativo alla conoscenza probabilmente avrebbe solamente accresciuto la sua comprensione senza riscontri pratici.

Potremmo dire che quando Albert Einstein formulò il suo postulato sull’immutabilità della velocità della luce in sistemi di riferimento in moto tra loro, attinse a quel diverso modo di conoscere: usò probabilmente l’intuito e la sua concezione complessiva del mondo. In seguito però preparò il cammino per l’altro modo di conoscere, agendo per deduzione da quella sua intuizione e usando lo strumento principe della conoscenza analitica, la matematica.

Questo farebbe pensare che i due modi di conoscere possano essere coniugati, ma si potrebbe fare la considerazione che quell’uomo geniale potesse essere comunque considerato un uomo di margine, nel senso prima visto: era al confine tra la cultura ebraica dei suoi antenati e quella tedesca di nascita. Benché non fosse un uomo di fede infatti, Einstein aveva piena coscienza della sua eredità culturale e tradizionale ebraica. D’altro canto la sua vita e la sua formazione erano avvenute nel contesto delle istituzioni e della cultura del suo paese di nascita, la Germania. Comunque, tornando al tema dei confini, possiamo dire che di nuovo emerge la fecondità e la ricchezza dei confini, anche se in questo caso avrebbero originato una personalità che concilierebbe i due diversi atteggiamenti conoscitivi.

La ricchezza e la straordinaria tipicità degli elementi delle zone di confine sono una formidabile indicazione di quanto conoscere analiticamente qualcosa non esaurisca la conoscenza di quel qualcosa, anche quando renda possibile operare su di esso. Un esempio di straordinaria attualità è costituito dai sistemi di Intelligenza Artificiale. Lo spunto che ha innescato i progressi degli ultimi anni è il superamento di un limite, di un confine. Aumentando la complessità delle reti neurali, il numero dei parametri coinvolti, a un certo punto quei sistemi hanno cominciato a mostrare un’intelligenza sorprendente per i loro stessi creatori. Certamente ci sono intuizioni come il meccanismo di attenzione, che hanno contribuito in modo determinante a questa evoluzione, ma nei fatti a oggi possiamo utilizzare sistemi intelligenti senza sapere realmente come e perché lo siano. Abbiamo un risultato, frutto di una conoscenza analitica, ma ci manca una comprensione olistica.

Quanto detto è valido e forse anche più determinante nell’ambito delle relazioni umane: è esperienza di molti quanto un sentimento di amore ci faccia conoscere meglio e più completamente una persona di come la conosciamo analizzando il suo comportamento e quello che dice. Il confine dello schema di comportamenti e azioni in cui chiudiamo l’altro e i confini di questo schema tendono a svanire e la relazione come legame profondo e intimo prende il posto dell’osservazione distaccata.

In conclusione, la conoscenza per schemi e suddivisioni ha un grande valore concreto e ha un grande impatto nelle nostre vite, ma rimane solo un nostro atteggiamento verso l’oggetto della conoscenza ed è bene ricordare che quest’ultimo è forse sempre molto più di quello che in questo modo conosciamo.