Definizione ed etimologia
La parola propaganda viene dal verbo propagare nella forma latina al gerundivo, che esprime il significato “da propagare”. Dal punto di vista formale la sua definizione e la sua estensione di campo semantico nell’uso comune sono così descritti nell’enciclopedia Treccani:
“Azione che tende a influire sull’opinione pubblica, orientando verso determinati comportamenti collettivi, e l’insieme dei mezzi con cui viene svolta: propaganda religiosa, politica, elettorale, commerciale; propaganda radiofonica, televisiva, giornalistica, a mezzo stampa; esercitare un’attiva propaganda; organizzare una campagna di propaganda; una propaganda abile, occulta, insistente, martellante, ossessiva; [...] 2. estens. Complesso di notizie destituite di ogni fondamento, diffuse ad arte e per fini particolari: non mi hai fatto certo una bella propaganda nel tuo ambiente!; si è trattato di una propaganda denigratoria per rovinargli la carriera; sono tutte menzogne, dette solo per farsi propaganda!; è tutta propaganda!; è solo propaganda!, espressioni comuni per esprimere sfiducia nei confronti di azioni, manifestazioni, iniziative che hanno in realtà solo fini propagandistici e interessati.”
Caratteristiche
La propaganda può essere intesa come strumento di condizionamento volto a ottenere l’adesione verso le convinzioni proprie, oppure per un fine utile a chi la metta in pratica. Ad esempio, i religiosi che tentano di fare proseliti, fanno propaganda della propria fede. Gli uomini politici che vogliono conquistare dei voti, fanno propaganda della propria immagine, per conquistare la fiducia degli elettori. Ovviamente un religioso potrebbe fare propaganda della sua fede, senza esserne egli stesso dotato, per ottenere una posizione di influenza in una comunità. Un politico potrebbe servirsi del suo partito e dei militanti per trasmettere un messaggio, in cui essi credono realmente, ma egli no. Sono molte le possibili variabili che intervengono in un’azione di propaganda considerando i soggetti coinvolti. La situazione si complica ulteriormente con l’allungarsi della catena di trasmissione dei messaggi e il diversificarsi degli strumenti utilizzati. I gruppi di persone che prendono parte a un’operazione di propaganda potrebbero agire consapevolmente per fini anche incompatibili con il messaggio propagato. Oppure potrebbero essere in assoluta buona fede, con la convinzione di lavorare per portare altre persone verso la propria opinione. Si può essere coscienti di essere strumentalizzati da qualcuno ma ritenere comunque che sia opportuno diffondere il messaggio ricevuto.
In ogni caso alcuni punti fermi si possono stabilire:
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La possibilità di fare propaganda è strettamente legata alla concreta capacità di raggiungere con la comunicazione la persona o i gruppi di persone che s’intende convincere.
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Fare propaganda senza una rete di trasmissione o dei mezzi finanziari adeguati o una rete di conoscenze funzionali allo scopo, è praticamente impossibile.
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Se si ha a che fare con un disegno per un ampia platea, come per esempio una città, un’organizzazione nazionale o internazionale o anche un’intera nazione, allora ragionevolmente gli effetti delle azioni intraprese non sono tutti prevedibili e potrebbero verificarsi deviazioni importanti rispetto all’obiettivo originale.
Quando si riceve un messaggio propagandistico, potrebbe essere difficile capirne l’origine reale. Questo rende vulnerabili le persone interessate che ne siano o meno coscienti. Le persone comuni sono ancora più esposte oggi. Infatti la modalità e le conoscenze utili a raggiungere un’elevata efficacia nella trasmissione e diffusione di un messaggio, quale che sia, sono state perfezionate anche con l’esperienza del mondo degli spot pubblicitari.
Propaganda e politica
In Italia dagli anni ‘90, per esempio, la politica ha cominciato a utilizzare i modi della comunicazione pubblicitaria. Abbiamo assistito alla nascita di movimenti nazionali le cui idee o agende politiche sono state diffuse con tempi incredibilmente brevi tramite la televisione e la internet, come è accaduto per Forza Italia di Silvio Berlusconi o per il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.
Prima degli anni ‘90 la comunicazione politica era ancora quella della politica ottocentesca, fatta di idee, azioni dimostrative, riflessioni, strutture organizzate sul territorio in modo gerarchico. La trasmissione di idee avveniva tramite scritti, volantini, discorsi nelle piazze o nei luoghi di aggregazione. Poi tra gli strumenti di comunicazione sono comparsi la radio e la TV e infine la internet, dando prospettive di efficacia ed efficienza a questo tipo di operazioni, che non si erano mai potute immaginare prima.
Il caso P2
Un avvenimento occorso nella storia recente italiana può essere un buon punto di partenza per alcune riflessioni. Il 17 marzo 1981, furono scoperte le liste degli iscritti alla Loggia Propaganda 2 e nel seguito in un doppiofondo di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia di Licio Gelli, fu trovato il “Piano di Rinascita democratica”. Si trattava di una loggia massonica ‘deviata’ e Licio Gelli ne era il maestro venerabile. Quello che emerse da questa vicenda rese gli italiani coscienti del fatto che qualcuno aveva immaginato per la loro società una trasformazione, concepita e sviluppata come piano esecutivo. La commissione parlamentare sulla P2 presieduta dall’onorevole Tina Anselmi ipotizza nelle sue conclusioni che Licio Gelli verosimilmente è il vertice alto della piramide della propaganda, ma quello basso di una piramide capovolta che contiene i suoi mandanti. La P2 mostra qundi una concezione pre-ideologica del potere, volta ad assicurarsi che «… tutto cambi perché tutto resti com'era »
Si suppone che il piano fosse stato concepito nel 1976, in reazione alla convergenza degli interessi dei due partiti di massa più importanti, Democrazia Cristiana e Partito Comunista. Tra il 1976 e il 1981, ci furono il rapimento e l’omicidio dell’esponente apicale della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, e molti altri attentati e omicidi di matrice politica. Agli inizi degli anni ‘80, la convergenza tra DC e PCI era stata definitivamente scongiurata. Non è dato sapere se Licio Gelli e la sua iniziativa fosse una di quelle messe in atto da soggetti a oggi ignoti per ottenere quello scopo. Certamente l’operato di Licio Gelli aveva anche quel fine dichiarato.
L’interessante analisi della commissione rivela come, anche con gli strumenti di cui un organo del genere è dotato, non si riesca a identificare l’origine del piano posto in essere, la cosiddetta ‘piramide capovolta’. Può un cittadino semplice venire a capo di trame che neanche i massimi vertici dello stato riescono o possono dirimere? Nemmeno la commissione avrebbe potuto fare quell’analisi se non ci fosse stato il sequestro del documento che descriveva il piano e di quello della lista delle persone cooptate. Questi documenti hanno permesso di ricostruire le attività di propaganda in tutti i sui punti di diffusione e quindi di identificare l’azione complessiva che era stata messa in moto.
Riflessioni
Una prima riflessione che questo esempio evidenzia, riguarda il tema della possibilità o meno di capire se un’idea, un pensiero, una visione che si diffondono in un gruppo di persone, possa o meno essere inquadrato come atto di propaganda. In caso affermativo c’è la concreta possibilità che non sia possibile comunque capirne l’origine.
Una seconda riflessione riguarda il grado di maturità raggiunto nella capacità di sviluppo di azioni di questo genere. Qualcuno è in grado di pianificare e realizzare azioni di propaganda parallele nella società civile, nella politica, nella magistratura nelle forze militari di uno stato tali da permettere nella loro interazione di raggiungere gli obiettivi prefissi. Questa capacità si accompagna alla disponibilità di risorse necessarie a mettere in atto quanto richiesto per costruire la rete di propagazione e amplificazione dei messaggi da veicolare.
Una terza riflessione riguarda i punti di vista dei soggetti e dei gruppi destinatari di operazioni complesse e di larga scala come quelle descritte. Un cittadino iscritto alla DC o al PCI poteva ragionevolmente supporre che era in corso una sorta di reazione alla tendenza di avvicinamento tra quei due partiti. Anche supposto che potesse immaginare che quella reazione fosse orchestrata come propaganda capillare, cosa avrebbe concretamente potuto fare per schermarsi e con quale efficacia?
Avrebbe potuto lasciarsi trasportare dagli eventi e seguire le indicazioni e la direzione del proprio partito, confinando la coscienza della manipolazione in atto alla sfera delle azioni imperscrutabili degli dei o del fato. Avrebbe potuto reagire opponendosi al cambio di direzione abbandonando il percorso conosciuto e i compagni di viaggio e ottenendo solitudine politica. Avrebbe potuto tentare una lotta interna, con tutta probabilità destinata al fallimento, non avendo gli strumenti per costituire davvero una barriera verso quello che veniva fatto dall’alto.
Propaganda e classi sociali
Quest’ultima riflessione mi aiuta ad aggiungere una mia personale elaborazione come elemento trasversale a quanto detto finora: come contribuisce la propria classe sociale di appartenenza alle reazioni che un cittadino ha verso dei messaggi che riceve a scopo manipolatorio? Le classi sociali sono uno schema che inquadra le persone secondo il loro ruolo nelle attività produttive della società e secondo la propria ricchezza materiale. Entrambi queste caratteristiche comportano una serie di conseguenze pratiche: la frequentazione di luoghi, organizzazioni, club e un percorso di istruzione analogo a quello di persone con ruoli o ricchezze comparabili, per cominciare. Dal punto di vista antropologico un uomo ricco e potente e uno povero e inerme sono equivalenti, ma l’impostazione culturale e lo schema di valori adottati possono marcare una differenza grande. Soprattutto considerando che il ruolo delle persone nella diffusione di un messaggio dipende fortemente dalla loro posizione sociale. Un dirigente apicale di una importante società pubblica o privata, un giudice, un alto grado delle forze armate possono essere coinvolti come parte attiva in quei processi e trovarsi più spesso nella posizione di contributori alle operazioni di propaganda piuttosto che di obiettivi passivi. Un cittadino appartenente alle classi sociali più basse ha un solo potere di rilevanza sociale e civile, il diritto di voto. Per questo ci si può aspettare che più comunemente sia obiettivo passivo di campagne orientate di informazione. I social media che sfruttano la internet e richiedono solo il possesso di uno smartphone, potenzialmente potrebbero scombinare questa situazione: un influencer può appartenere alle classi sociali più basse e avere la capacità di condizionare migliaia di persone per delle doti comunicative proprie naturali. Anche se chi vive del proprio lavoro difficilmente ha il tempo necessario a crearsi una base di follower.
Propaganda e psicologia
La conoscenza di alcuni importanti studi sulla psicologia delle folle possono essere un valido supporto per capire alcuni meccanismi di propagazione di messaggi di propaganda e quindi per poter eventualmente concepire delle contromisure. Negli ultimi due secoli ci sono stati gli studi dei francesi Gustave Le Bon, “Psicologia delle folle“, e Gabriel Tarde, “L’opinione e la folla” che hanno evidenziato l’aspetto irrazionale, la suggestionabilità, la guida di leader carismatici e il meccanismo di imitazione delle folle. Poi lo studio del chirurgo inglese Wilfred Trotter, “Istinti della mandria”, che metteva l’accento sul comportamento gregario degli individui spinto dalla volontà di appartenenza a un gruppo. Poi ancora gli studi di Sigmund Freud ed Erich Fromm che utilizzano comportamenti individuali per spiegare i comportamenti delle masse (idealizzazione del leader, identificazione reciproca, volontà di fuggire dalla responsabilità che deriva dalla libertà). Infine gli studi sui bisogni indotti nelle masse tramite una spinta forte all’individualismo che isola e predispone al bisogno di appartenenza e di certezze da “Le origini del totalitarismo” di “Hannah Arendt”, e da “Massa e potere” di Elias Canetti. In realtà esistono anche filoni che vedono i comportamenti delle folle come azioni determinate da dinamiche sociali con una lettura quasi meccanicista. In ogni caso in generale sono riscontrabili molto facilmente alcuni comportamenti e alcune dinamiche costanti nelle folle:
- il forte impatto dei leader carismatici
- la dispersione del senso di responsabilità individuale e la conseguenza possibile deroga alla propria morale individuale
- la sensazione di amplificazione della propria forza individuale
- la sensazione di amplificazione dei segnali che interessano la sfera emotiva
Libertà e consapevolezza
Questo nel contesto del tifo allo stadio per una competizione sportiva, o nel contesto della partecipazione a un concerto, per lo più rappresenta un’esperienza piacevole e affatto dannosa. Nel contesto della politica invece gli aspetti elencati diventano critici per chi voglia mantenere il controllo della propria libertà.
Il carisma di un leader e il problema dell’autorità e dell’autorevolezza è uno dei punti da chiarire nella strada per una libertà consapevole e responsabile. Ritengo infatti che questa sia lo strumento principe di difesa verso la propaganda di ogni tipo e per ogni scopo. Individuare un leader carismatico in un gruppo è relativamente semplice. Il comportamento del gruppo rispetto al leader carismatico è di rispetto e subordinazione. Un leader carismatico emana un senso di autorevolezza che non deve essere motivato. In genere questo tipo di profili si accompagnano a una grande capacità comunicativa e a uno sviluppato senso dell’ego. Un persona che ricopre un ruolo di autorità pur non essendo necessariamente carismatica, può avere lo stesso effetto pratico sulle masse, solo in virtù del suo potere vero o supposto. L’individuazione dei leader e delle autorità è essenziale per poter sottoporre a un’analisi molta attenta i messaggi che da loro arrivino e soprattutto le proprie reazioni in relazione a questi. La libertà consapevole richiede un forte impegno e una grande attenzione, oltre che un continuo confronto delle proprie azioni in relazione al proprio schema di valori e agli stimoli esterni. Ovviamente quanto detto è ulteriormente amplificato quando si è vittima di dipendenze che deprimono la capacità di essere autonomi e indipendenti. Una dipendenza da droghe, da alcool, da gioco, da attività sessuali estreme, da abitudini in cui il proprio ruolo è passivo (accesso ossessivo a social media, uso eccessivo della TV, …), riduce di tanto la possibilità di difendersi da un’attività di propaganda e persino di riconoscerla come tale.
L’uso dei sistemi di IA può essere oggi uno strumento di aumento della propria consapevolezza: chiedere a uno di questi sistemi di fare la parte del rilevatore di azioni di propaganda in messaggi che si ricevono, in idee che cominciano a circolare e non si ricorda bene se siano state originate dall’esterno o dalla propria mente, in notizie che danno un senso di disagio perché inconsciamente si avverte che qualcosa stona, in pensieri che, con un po’ di attenzione, si sa non essere in sintonia con il proprio sistema di valori, può essere un modo per parlare a se stessi e confrontarsi con quello che si riceve in modo meno parziale. Inoltre un sistema di IA può facilmente verificare in un testo se quanto affermato è vero, riscontrabile, attendibile o fornire indicazioni per effettuare queste verifiche in autonomia. Per fare una prova ho chiesto a un IA quanto segue: “Puoi fare un analisi critica del seguente scritto, rilevando le affermazioni faziose, non verificabili, palesemente false se ce ne sono ed evidenziarle. Puoi inoltre fare le tue considerazioni sull'intenzione di chi lo ha scritto e tentare di darmi un suo profilo” e poi gli ho dato il testo di un articolo che sapevo essere fazioso. L’analisi ricevuta è impeccabile e anche il profilo tracciato corrisponde a mio parere a quello dell’autore dello scritto. Invito il lettore a fare prove analoghe, ovviamente sia su quello che si ritiene di parte, che su quello che si ritiene assolutamente degno di fede, altrimenti il metodo diventa un modo di amplificare le proprie convinzioni, che siano indotte o spontanee.
“Piano di Rinascita democratica” -
https://www.archivioantimafia.org/p2/piano_rinascita_democratica.pdf
“Commissione parlamentare sulla P2” -
“Comportamento della folla” - https://www.treccani.it/enciclopedia/folla_(Enciclopedia-delle-scienze-sociali)/