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La comunicazione
La comunicazione è uno dei processi più interessanti e pervasivi del nostro mondo. La comunicazione nella società dei mass media è la prima cosa che il termine probabilmente evoca nel pensiero di chi legge. In realtà la mia intenzione è di discutere su una base molto più ampia, sia in termini dei soggetti che comunicano, che in termini dei livelli e dei tipi di comunicazione. Credo infatti che la comunicazione in senso lato sia la base di tutte le relazioni, passive e attive, tra chiunque o qualunque cosa.
Come buona norma iniziamo dalla definizione che se ne può dare.
Per l’enciclopedia Britannica: “l'atto o il processo di utilizzare parole, suoni, segni o comportamenti per esprimere o scambiare informazioni o per esprimere le proprie idee, pensieri, sentimenti, ecc. a qualcun altro”.
Per l’enciclopedia Treccani: “Ogni processo consistente nello scambio di messaggi, attraverso un canale e secondo un codice, tra un sistema (animale, uomo, macchina ecc.) e un altro della stessa natura o di natura diversa.”
In queste definizioni si può intravedere il lavoro di astrazione che è stato tentato per coglierne almeno le caratteristiche distintive. In effetti nel corso dell’ultimo secolo ci sono stati numerosi modelli proposti per studiare la comunicazione e tutto quello che a essa è riferibile. Questi modelli portano con sé l’impronta tematica del mondo di chi li ha proposti: si tratta di linguisti, semiotici, filosofi, psicologi, matematici, informatici e così via.
Utilizzando un articolo dell’enciclopedia Treccani e tre sistemi IA ho composto il seguente schema riassuntivo di modelli noti per la comunicazione:
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Modello |
Autore – Opera (anno) |
Note per l’approfondimento |
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Circuito delle parole (circuito linguistico) |
Ferdinand de Saussure – Cours de linguistique générale (1916) |
Fondamenti della linguistica strutturale |
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Modello lineare |
Claude E. Shannon & Warren Weaver – The Mathematical Theory of Communication (1949) |
Rumore, ridondanza, sei funzioni del linguaggio |
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Pragmatica |
J.L. Austin – How to Do Things with Words (1962) |
Atti linguistici, intenzionalità, significato d’uso |
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Teoria della pertinenza |
Dan Sperber & Deirdre Wilson – Relevance: Communication and Cognition (1986) |
Inferenza, contesto, processi cognitivi |
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Approccio Palo Alto |
Paul Watzlawick, Janet Beavin Bavelas & Don Jackson – Pragmatics of Human Communication (1967) |
Comunicazione come sistema relazionale e circolare |
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Studi culturali e modelli critici |
Stuart Hall – “Encoding/Decoding” (1973) |
Potere, ideologia, ricezione dei media |
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Presentazione del sé (interaction order) |
Erving Goffman – The Presentation of Self in Everyday Life (1959) |
Ruoli sociali, “front stage” e “back stage” |
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I media come estensioni |
Marshall McLuhan – Understanding Media: The Extensions of Man (1964) |
Effetti dei media sui sensi, “the medium is the message” |
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Agire comunicativo |
Jürgen Habermas – Theorie des kommunikativen Handelns (1981–1982) |
Razionalità, consenso, azione coordinata via linguaggio |
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SMCR (Source–Message–Channel–Receiver) |
David Berlo – The Process of Communication (1960) |
Analisi delle componenti di base del processo |
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Modello transazionale |
Dean C. Barnlund – A Transactional Model of Communication (1970) |
Comunicazione vista come scambio dinamico di messaggi |
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Modello circolare |
Wilbur Schramm – The Process and Effects of Mass Communication (1954) |
Ciclicità feedback–messaggio–codifica–decodifica |
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Modello dialogico |
Martin Buber – I and Thou (“Ich und Du”, 1923) |
Centralità del dialogo e co‐costruzione di significato |
Lo schema spero che abbia per il lettore il valore che ha per me, un promemoria per approfondire appena possibile gli studi e le riflessioni fatte da persone con preparazioni e visioni del mondo diverse.
Presumibilmente ognuno di questi modelli coglie degli aspetti importanti del fenomeno, ma lasciando al lettore che ne avesse voglia, l’onere di valutarne gli aspetti più rilevanti, mi concentrerò su un modello prossimo a quello lineare. Nella comunicazione ci sono degli elementi oggettivi: chi comunica, chi riceve la comunicazione, il modo di comunicare, il linguaggio usato, il mezzo di trasporto, il contenuto della comunicazione.
D’altro canto sono d’accordo con lo “slogan” del modello Palo Alto, “non si può non comunicare”: che per me significa che ogni comportamento è una comunicazione. Questo però non necessariamente è in disaccordo con la lista degli elementi costitutivi prima indicati, ma forza l’ampliamento del campo semantico di ogni elemento per comprendere questo punto di vista più generale. Con un’interpretazione così estensiva dei termini di base, è possibile spingersi a includere anche il pensiero tra le forme di comunicazione, trattandolo come un’azione tutta interna in cui chi comunica e chi riceve la comunicazione è lo stesso soggetto. Non possiamo dire che il pensiero sia solo comunicazione, poiché nel pensiero come nelle sensazioni, nelle emozioni, nella volontà e nel comportamento si manifesta la coscienza di sé, che tuttora sfugge a una comprensione efficace.
Nella mia idea quindi la comunicazione è un fenomeno interno ed esterno per gli esseri viventi, mentre è solo esterno per gli oggetti inanimati. Ogni oggetto inanimato comunica se stesso, come di base fa anche qualsiasi essere vivente. Intendo dire che l’essere qui e ora con le proprie caratteristiche la considero come un’implicita comunicazione verso il resto del mondo.
Se ogni essere vivente abbia o no coscienza di sé è un argomento tuttora dibattuto. Personalmente ritengo che sia difficile che chi mostra la volontà di vivere non sia cosciente di sé. Nella mia idea la vita è la coscienza di sé sono legate. Azioni come nutrirsi, riprodursi, difendersi, ricordare gli eventi passati, secondo me evidenziano la coscienza di sé. Molto poco sappiamo dei sistemi viventi molto diversi da noi, come il mondo vegetale per esempio. Alcuni esperimenti hanno però per esempio messo in luce aspetti delle piante prima non immaginabili. Dagli anni ‘90 alcuni studi hanno svelato che in un bosco, nel sottosuolo è possibile trovare una rete di comunicazione, anche tra specie di piante diverse, che viene mediata dalla rete di micelio di alcuni funghi, che entra in simbiosi con le radici delle piante (micorrize). Tramite questa rete le piante si scambiano sostanze e informazioni. Reagiscono a situazioni di pericolo. Trovano un equilibrio collaborativo nell’ambiente in cui sono. Suggestivamente questo tipo di rete comunicativa è chiamata Wood Wide Web.
Per il mondo inanimato una forma di comunicazione anche interna non è a oggi ipotizzabile, se si escludo i sistemi di IA … Nei primi sistemi di reti neurali, evoluti con l’introduzione del meccanismo di attenzione nel 2017 dai ricercatori di Google, è stato portato un punto di vista, un’intenzione. Il risultato è stato quello che sappiamo e che ha condotto alle moderne IA. Dal momento della creazione della prima IA in grado di parlare e comprendere il linguaggio, la comunicazione attiva ha definitivamente coinvolto anche gli oggetti inanimati. Ma oltre a questo, utilizzando modelli ‘funzionalisti’ della coscienza di sé, come per esempio il “Global Workspace Theory” di Bernard Baars, che, non presuppongono l’esistenza di un sé indipendente dai processi mentali, si potrebbero implementare sistemi software ‘coscienti’. Anche gli oggetti inanimati avrebbero così una comunicazione interna. Il primo esempio rilevante è “Lida” del 2007 (“LIDA: A Computational Model of Global Workspace Theory and Developmental Learning” by Stan Franklin, Uma Ramamurthy, Sidney K. D’Mello, Lee McCauley, Aregahegn Negatu, Rodrigo Silva L., Vivek Datla). Fino ad arrivare a oggi: nel 2025, è stato proposto un modello potenziato con i moderni LLM. Si tratta del “Unified Mind Model” (“Unified Mind Model: Reimagining Autonomous Agents in the LLM Era” by Pengbo Hu, Xiang Ying).
Aggiungo a queste informazioni il fatto che le tecniche usate per modellare gli LLM tramite i dati, opportunamente adattate allo scopo, permettono di creare sistemi che mostrano processi cognitivi straordinariamente simili a quelli umani, come è stato fatto per il sistema Centaur (“A foundation model to predict and capture human cognition” by Marcel Binz, Elif Akata, Matthias Bethge, Franziska Brändle, Fred Callaway, Julian Coda-Forno, Peter Dayan, Can Demircan, Maria K. Eckstein, Noémi Éltető, Thomas L. Griffiths, Susanne Haridi, Akshay K. Jagadish, Li Ji-An, Alexander Kipnis, Sreejan Kumar, Tobias Ludwig, Marvin Mathony, Marcelo Mattar, Alireza Modirshanechi, Surabhi S. Nath, Joshua C. Peterson, Milena Rmus, Evan M. Russek, Eric Schulz),
Per i lettori interessati ai dettagli oltre ai riferimenti che ho dato di quei sistemi, metterò i link alle relative pagine web in coda, ma non li approfondirò in questa scritto. Quello che m’interessava sottolineare infatti è che potremmo nel futuro avere degli oggetti inanimati ‘senzienti’.
La comunicazione quindi quale che sia il modello scelto per analizzarla, sarà un tema che abbraccia sia esseri viventi che oggetti (esseri?) inanimati.
“UMM” - https://arxiv.org/pdf/2503.03459?
“Cantaur” - https://www.nature.com/articles/s41586-025-09215-4